
Verrà deciso giovedì il 10 aprile l'eventuale rinvio a giudizio dei cinque medici dell'ospedale di Lavagna indagati per la morte di Camilla Canepa, la studentessa diciottenne di Sestri Levante deceduta nel 2021 dopo la somministrazione del vaccino anticovid Vaxzevria, prodotto da AstraZeneca.
Lo slittamento della decisione è stato preso nell'udienza di oggi a cui hanno preso parte la mamma e la sorella della vittima. La famiglia non se la sente ancora di parlare di questa tragedia, come ha comunicato il legale, Jacopo Macrì, che li rappresenta. "Nell'udienza di oggi abbiamo rappresentato la nostra posizione e ci siamo confronti con i legali delle altre parti - ha spiegato a Primocanale Macrì - aspettiamo fiducisi la decisione dei giudici, per noi era una ragazza che si poteva salvare, vedremo la decisione del giudice, a nostro avviso quando è accaduta la tragedia c'erano conoscenze scientifiche tali da imporre un percorso diagnostico e terapeurico diverso da quello che è stato seguito, però è una vicenda molto complessa e speriamo che il giudice possa prendere la migliore decisione, per noi il rinvio a giuidizio. La famiglia sta vivendo questa situazione con grande riservatezza e la discrezione che fa parte del loro modo di vivere, ma anche pacatezza e serietà riponendo grande fiducia nel processo".
La tragedia ha sollevato interrogativi sulla corretta applicazione delle linee guida per il riconoscimento della sindrome da trombocitopenia trombotica indotta da vaccino (Vitt).
Secondo l’accusa, l’ex primaria del pronto soccorso, due medici del reparto e un neurologo, non hanno seguito quanto previsto dalle linee guida ministeriali e avrebbero agito con negligenza e imprudenza, omettendo esami essenziali per diagnosticare la patologia che ha portato al decesso della paziente. Nonostante la presenza di sintomi compatibili con la Vitt, tra cui un forte mal di testa persistente e una recente vaccinazione con Astrazeneca, non sarebbero stati condotti esami specifici come il dosaggio del D-Dimero e gli anticorpi anti-eparina/PF4.
Come ricostruito dai pm Francesca Rombolà e Stefano Puppo, che chiedono il rinvio a giudizio dei cinque medici, a maggio 2021 Canepa riceve il vaccino anti Covid in un open day organizzato dalla Regione Liguria (aperto a tutti, senza prenotazione). Il Comitato tecnico scientifico del Governo li aveva autorizzati, benché uno studio noto all’Agenzia del farmaco europea avesse sottolineato la possibilità di una forma di trombosi denominata Vitt, post vaccino adenovirale (vedi quello di AstraZeneca) in ragazze nella fascia d’età di Camilla.
Il 3 giugno la giovane va in ospedale a Lavagna con emicrania e piastrine basse (sintomi della Vitt). Viene segnalato che ha ricevuto il vaccino ma viene dimessa. I sintomi peggiorano e la ragazza torna a Lavagna il 5 giugno. Le condizioni ormai sono critiche, viene trasferita al San Martino e lì muore.
Oltre all'omicidio colposo, viene contestato anche il reato di falso in atto pubblico per la mancata indicazione del vaccino anticovid nella cartella clinica della paziente. I medici sono difesi dagli avvocati Alessandro Torri, Alberto Caselli Lapeschi, Stefano Savi, Paolo Costa e Maria Antonietta Lamazza.
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IL COMMENTO
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