Politica

Il portavoce di Unione Popolare risponde a una domanda su Gronda e Terzo Valico a margine di un'iniziativa elettorale davanti a varco Etiopia
1 minuto e 28 secondi di lettura
di R.P.

GENOVA - "Noi diciamo basta alle grandi opere pubbliche perché il Paese deve essere curato nelle sue fragilità. L'Italia è un paese straordinario che sta cadendo a pezzi". A dirlo Luigi De Magistris, portavoce di Unione Popolare, rispondendo a una domanda su Gronda e Terzo Valico a margine di un'iniziativa elettorale davanti a varco Etiopia, nel porto di Genova.

"Questo è il momento di tante piccole opere pubbliche per mettere in sicurezza periferie, chiese, palazzi, case, strade, fiumi, le aree interne abbandonate, il dissesto idrogeologico. Utilizziamo le risorse pubbliche per unire questo Paese, per ridurre le discriminazioni economiche sociali e territoriali - ha concluso -. L'altra volta ero in Sicilia si parlava di Ponte sullo stretto. Io dico basta, bisogna curare il territorio, creare sviluppo senza più il conflitto tra i diritti al lavoro e il diritto all'ambiente, è intollerabile".

"La nostra è una squadra che non si siede al tavolo del compromesso morale, non è consociativa. Siamo alternativi ovviamente alle destre, ma anche a quel pseudo centrosinistra e al Movimento 5 stelle che finora sono andati in una direzione che non è quella dell'attuazione dei diritti sociali, della lotta alle discriminazioni, alle disuguaglianze, alla lotta alla mafia e alla corruzione e per l'ambiente", continua il portavoce di Unione Popolare.

"Credo che Unione Popolare diventi, come ha detto Mélenchon, il voto necessario contro le destre e le mangiatoie varie. I nostri candidati arrivano da storie coerenti e credibili: persone libere, oneste, autonome, indipendenti, competenti, coraggiose, che lottano per i diritti dei più deboli, per l'ambiente, chi fa antimafia sociale".

Per l'ex sindaco di Napoli, "entrare in parlamento significa portare la voce di chi non ha voce e questo è un fatto democratico molto importante, in un autunno difficile che avremo, per non lasciare solo alla piazza la rabbia, l'esasperazione, il conflitto sociale"

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