Politica

1 minuto e 51 secondi di lettura
di Luca Sabatini*

Karlheinz Reif e Hermann Schmitt, nel loro saggio intitolato "Nine Second-Order National Elections – A Conceptual Framework for the Analysis of European Election Results" apparso sulla rivista European Journal of Political Research nel 1980, introdussero l’espressione “elezioni di second’ordine".

Con questo termine, intendevano descrivere quelle votazioni in cui l'interesse degli elettori si mostra più sfumato, meno urgente, quasi come se le poste in gioco fossero percepite di minore entità. Tale percezione porta inevitabilmente a una riduzione della partecipazione elettorale: una tendenza che si è confermata anche nelle ultime elezioni europee, dove la contrazione del voto è stata evidente, con quasi cinque milioni di voti in meno rispetto alle politiche del 2022. Una flessione trasversale, che non ha risparmiato quasi nessun partito, incluso quello di Giorgia Meloni, che nonostante navighi in acque serene, ha registrato una perdita di quasi 600.000 voti, l'8% in meno rispetto ai sette milioni e passa ottenuti nel 2022. Di contro, a livello nazionale, il Partito Democratico ha mostrato un'energia diversa, accaparrandosi 250.000 voti in più, un incremento che si aggira intorno al 5%.

Ma il caso della Liguria devia da questo copione nazionale. “L'effetto Toti”, tanto discusso, non ha seguito la traiettoria attesa. Se, infatti, a livello nazionale Fratelli d'Italia ha visto calare l'8% dei suoi voti, in Liguria la contrazione si è fermata al 5%, mentre il PD, invece di avanzare come a livello nazionale, ha cambiato rotta, perdendo l'1% dei voti. C'è da domandarsi perché il PD, all'opposizione tanto in Regione come in Parlamento, non sia riuscito a capitalizzare localmente l'onda d'opinione scatenata dalla "vicenda Toti"? Le spiegazioni possono essere molteplici e tutte plausibili. Una potrebbe leggere il fenomeno come un ridimensionamento dell'effetto Toti sui risultati elettorali. Ovvero pur parlandosene molto, il comportamento degli elettori non ne risente. Ma forse c’è di più.

Il PD, un tempo bastione di lotta e di governo, in Liguria sembra aver perso parte della sua identità distintiva, fluttuando tra le incertezze di un partito che cerca ancora il suo posto nel panorama locale, un po' come il gatto di Schrödinger: vivo e morto al tempo stesso, in attesa che la scatola delle elezioni si apra per rivelare il suo vero stato.

*Luca Sabatini, Università di Genova