Politica

La Regione aveva già presentato in passato nove materie su cui lavorare
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di Giorgia Fabiocchi

Prosegue il dibattito aperto da Primocanale sull'autonomia differenziata delle Regioni (LEGGI QUI).

Era la notte di mercoledì 19 giugno quando la Camera, dopo ore di discussione, ha approvato il ddl sull'Autonomia differenziata, stabilendo regole e percorsi con cui alcune Regioni, soprattutto del Nord Italia, potranno chiedere maggiore autonomia nella gestione di specifiche materie. Il disegno di legge era una delle promesse contenute nel programma elettorale della coalizione di centrodestra che ha trionfato alle Politiche del 25 settembre 2022. Cavallo di battaglia della Lega, il testo definitivo era stato presentato in Parlamento dal governo nel marzo 2023 e, dopo alcune modifiche, aveva ricevuto il via libera del Senato lo scorso gennaio. Il ddl è passato ma in aula è stata battaglia, con una protesta veemente da parte delle opposizioni. I partiti hanno provato a rallentare i lavori provando a percorrere la strada dell'ostruzionismo. Soddisfazione, in Liguria, è stata espressa soprattutto dal Carroccio, e in particolar modo dalla consigliera regionale Sonia Viale, già vicepresidente e assessore alla Sanità nella prima giunta di Giovanni Toti. "Sono soddisfatta perché erano punti del programma elettorale della coalizione di governo, parliamo di un tema centrale nella battaglia politica della Lega da oltre 40 anni e quindi di un risultato raggiunto - ha commentato a Primocanale Sonia Viale -. Dobbiamo però inserirlo in un contesto più ampio perché questa legge ordinaria appena approvata è l'attuazione di un articolo della Costituzione che è stato frutto di una riforma del Titolo V del 2001 quando al governo del Paese c'era una maggioranza di centrosinistra".

Rigettate quindi al mittente, alle opposizioni, l'accusa di spaccare in due l'Italia?

"Non vi è nessun attacco incostituzionale e all'unità del Paese, si tratta piuttosto dell'attuazione di legge voluta dal centrosinistra quando il dibattito sul federalismo era centrale e il centrosinistra la attuò con una riforma non perfetta (d'altronde la fece il centrosinistra - attacca ndr), ma dopo quasi vent'anni l'abbiamo attuata in un modo caldeggiato dal centrosinistra, che in passato si fece promotore del concetto di autonomia, in primis con il presidente dell'Emilia Romagna Bonaccini".

Quando lei era vicepresidente, tra il 2015 e il 2020, ha incontrato diversi esponenti degli attuali governi per affrontare il tema dell'Autonomia. Partiamo dal 2018.

"Sì certamente, c'erano stati i due referendum in Lombardia e in Veneto che erano stato plebiscitari, a cui si aggiunse l'Emilia Romagna che era decisa a procedere con le pre-intese. Nel febbraio 2018 l'attuale giunta andò a firmare delle pre-intese con il Piemonte e si confrontò a un tavolo di lavoro coordinato da me, in Regione, con i sindacati, i Comuni, le associazioni industriali, il forum del terzo settore, insieme anche ai capigruppo di opposizione con l'odg votato all'unanimità.

Nell'ottobre del 2019, era nato da poco il Conte II (governo giallorosso con Mov5s e Pd), avevate incontrato a Genova l'assessore agli Affari regionali Francesco Boccia per parlare di Autonomia differenziata. Cosa vi eravate detti?

"Nell'ottobre del 2019 Boccia era fortemente convinto, lui insisteva per la legge quadro, quella di Calderoli. Dovevamo andare nella giusta direzione dell'Autonomia, Boccia lavorò alla legge quadro che non vide mai la luce, ma che arrivò solo con questo governo. La forma di Stato è uno degli argomenti più alti della politica e non si può ridurre a un contenzioso tra maggioranza e opposizione, se la fai tu non va bene se la faccio io sì. Questa è la debacle della politica".

Oggi però la reazione del centrosinistra e del Pd è stata molto dura, parlano di Paese spaccato a metà?

"Non ci sarà penalizzazione delle regioni più deboli, per esempio anche la Liguria non ha un residuo fiscale importante ma c'è una parte in questa legge Calderoli in cui il residuo fiscale viene restituito allo Stato delle regioni più forti. I Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) verranno garantiti in tutte le parti del Paese, si tratta di un percorso volontario delle regioni e una regione che non vuole avviare il percorso dell'autonomia non lo fa e si assume le responsabilità conseguenti. Crediamo nell'autonomia prevista dall'art 5 della Costituzione: l'Italia è una e indivisibile ma le autonomie sono garantite. Chi dice che vogliamo spaccare l'Italia dice una grande eresia e dovrebbe leggere la Costituzione. L'autonomia farà del bene in Liguria, avremo tante tematiche per procedere sui Lep e procedere su temi come istruzione e sanità, ci sono già nove materie. Alcune regioni hanno già iniziato e anche la Liguria può farlo, i rapporti internazionali sono previsti per le regioni e potremo per le nostre specificità di ricerca e aziende locali di intraprendere percorsi importanti con l'estero. C'è un margine di lavoro produttivo del territorio ma serve un'assunzione di responsabilità per i politici".

I Lep però, Viale, sono in ritardo, e su questo c'è preoccupazione da parte di tutti. Inoltre le Regioni del Sud sono preoccupate.

"Dare la colpa a Roma per nascondere la propria incapacità di governare è un'immagine vista e rivista da quando abbiamo la carta costituzionale. Ci sono procedure che potevano essere gestite autonomamente a livello regionale senza minacciare la centralità del Paese. ci si può esprimere e assumere responsabilità senza attribuire colpe a Roma. Forse anche il Sud dovrebbe riflettere su questo".

Quali sono i campi su cui la Liguria vuole focalizzarsi maggiormente, anche in termini di Lep?

"Il nostro tavolo aveva richiesto nove materie e si può ripartire da lì aggiornando ulteriori passi di confronto. Credo ci si possa ancora confrontare con il rilancio della regione su temi economici e della portualità a maggior ragione con il nostro viceministro Rixi che lavora sulla riforma dei porti. Occorre però un confronto sul prelievo fiscale, che dovrebbe rimanere in Liguria, e questo era condiviso anche dal Pd".

Viale non si può però negare che la situazione della Regione è al momento anomala, con il presidente Giovanni Toti agli arresti domiciliari per presunta corruzione, questo non comporta un rallentamento anche nel percorso che potrebbe portare all'Autonomia differenziata?

"La maggioranza è coesa e la giunta è in pienezza dei poteri, questo lo dice anche la legge. Abbiamo un presidente facente funzione, Piana, che sta svolgendo in modo serio il suo ruolo e la regione può portare avanti il proprio programma elettorale. Qualche giorno prima del 7 maggio (giorno in cui si è abbattuta l'inchiesta giudiziaria sulla Liguria ndr) ho presentato un'interrogazione e il presidente Toti aveva detto: "andiamo avanti senza indugio". Ci sono perciò le premesse per iniziare questo percorso di autonomia, che è di responsabilità di fronte ai cittadini".

 

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