Erano quasi trecento le persone che di fronte al teatro Carlo Felice hanno manifestato dopo l'aggressione omofoba avvenuta settimana scorsa nei vicoli di Genova ai danni di un giovane commesso. Una triste occasione che le associazioni Arcigay Genova, AGEDO Genova, Coordinamento Liguria Rainbow hanno deciso di tornare in piazza e raccontare quello che ogni giorno accade a chi fa parte della comunità Lgbtq+, un monito per ricordare quanto ancora c'è da fare, per non far passare questi pugni sferrati a 'Marco' (nome di fantasia) sotto silenzio. L'appuntamento alle 17,30 era in largo Pertini, poi le 300 persone circa hanno camminato fino a piazza Embriaci passando anche nel luogo dove il giovane è stato picchiato e insultato perché gay.
Il presidio per la prevenzione
"La violenza che ha subito 'Marco' ferisce l’intera comunità LGBTQIA+"
La vittima in una lettera: "Mi sento un cittadino di serie B"
Durante l'ultimo consiglio comunale il consigliere della Lista Rossoverde Filippo Bruzzone ha letto in aula rossa una lettera inviata dalla vittima: "Ringrazio i consiglieri comunali e in particolare Filippo Bruzzone per avermi dato uno spazio in cui esprimermi qui con voi oggi. Sto vivendo un momento particolarmente difficile, un momento che ho temuto per tanto tempo e che speravo di non dover vivere mai. Ogni giorno mi sono sentito gli occhi addosso, mi sono sentito nel mirino, come se dovessero colpirmi da un momento all'altro. Occhiatacce, risatine, commenti sussurrati, insulti urlati, sputi. Sui mezzi, a lavoro, per strada. Non mi sento mai tranquillo, libero di esprimermi o di essere me stesso in pubblico e ora nemmeno di camminare per strada. Sono consapevole che come società stiamo facendo dei passi avanti nei confronti del “diverso”, ma non è sufficiente. Io credo che non aver classificato l’omofobia come reato favorisca comportamenti come quello che ho subito venerdì sera e come quelli che si sentono al telegiornale ogni giorno. Un ambiente del genere mi fa sentire come cittadino di serie B. Non voglio però che la violenza di quei ragazzi mi ferisca più di quanto non abbia già fatto: per questo l’ho denunciato alla Polizia e l’ho raccontato al Secolo XIX. Anche questa lettera è un mio modo di reagire e spero che possa sensibilizzare e contribuire a rendere la città in cui vivo più sicura, tollerante e rispettosa".
IL COMMENTO
Occhio agli spezzini e ai democratici. Dagli Stati Uniti a via XX Settembre
Qualcuno salvi la Liguria che si muove