Sanità

La percentuale di maternità in Italia per le pazienti under 40 è del 5% mentre nelle 500 pazienti seguite con lo studio 'Positive' è del 64%
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di Riccardo Olivieri

GENOVA - In Liguria nel 2022 sono stati diagnosticati 12.500 carcinomi di cui 1.700 alla mammella, che si conferma uno dei più diffusi anche sul territorio nazionale con 55mila casi. Solo il 5% delle pazienti under 40 in Italia riesce a diventare madre dopo la diagnosi ma le cose stanno per cambiare: sono stati a presentati a Genova i risultati del convegno svolto nella città texana di San Antonio, tra i quali spicca lo studio denominato 'Positive', "destinato a valutare la sicurezza della gravidanza in donne operate per carcinoma mammario - spiega Lucia Del Mastro, ordinario di oncologia Università di Genova e direttore clinica oncologia clinica San Martino -.

Sono state analizzate oltre 500 pazienti giovani con tumore e recettore ormonale positivo con una terapia che dura 5 anni, tempo che normalmente le donne dovrebbero aspettare per andare incontro ad una gravidanza. Lo studio Positive ha dimostrato che si può interrompere la terapia per due anni in modo da avere una gravidanza, che resta sicura e non aumenta il rischio di recidiva". Di queste giovani donne il 74% sono rimaste incinte e il 64% ha portato a termine la gravidanza. "Negli ultimi anni - aggiunge Del Mastro - abbiamo assistito ad un miglioramento alla sopravvivenza nel tumore della mammella, che è già uno dei tumori con le percentuali più alte in particolare in Italia dove la media è dell'85%, superiore a quella europea". L'appello che arriva da San Antonio è quello di implementare i percorsi dedicati alla prevenzione dell’infertilità nelle pazienti oncologiche in tutte le Regioni, attraverso strutture multidisciplinari, che diano vita ad una Rete di centri di Oncofertilità.

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Presto arriveranno anche nuovi farmaci che porteranno i benefici della chemioterapia attaccando solo le cellule tumorali, quindi senza controindicazioni, perché "posseggono al loro interno un chemioterapico ma siccome vanno a fissarsi su un recettore la molecola che ingloba il chemioterapico entra al centro della cellula e uccide solo la cellula malata - spiega Saverio Cinieri, presidente Associazione Italiana di Oncologia Medica -,ecco perché non cadono i capelli e ha poche tossicità. Noi la chemioterapia la somministriamo in maniera diversa". 

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