ROMA - Scatta l'indennità di accompagnamento dell'Inps per i bambini che, fin da piccoli, sono affetti dal diabete e sono "insulino-dipendenti" fino a che non sono in grado di capire la "necessità dell'atto terapeutico" e farsene carico. Lo sottolinea la Cassazione che ha accolto il ricorso di una mamma: tutti i giorni si assentava dal lavoro per raggiungere la figlia a scuola e darle l'insulina perché alla bimba era stato negato l'aiuto Inps.
Con sentenza emessa dal Tribunale di Sondrio nel 2020, infatti, la signora si è vista negare l' indennità di accompagnamento in favore di sua figlia, colpita dal diabete mellito a partire dai tre anni. A parere delle toghe lombarde, infatti, la piccola "pur bisognosa di quotidiane somministrazioni di insulina da parte della madre prima con penna insulinica, poi con Pod mediante caricamento ad attivazione, non era incapace di compiere autonomamente gli atti della vita quotidiana". In proposito, i giudici di merito rilevavano - a sostegno del diniego della misura di welfare - che "a parte le somministrazioni, la minore risultava svolgere comunque una vita normale compatibile con l'età". Allora la donna si è rivolta alla Suprema Corte sostenendo che il tribunale aveva "erroneamente negato l'indennità di accompagnamento" per sua figlia "a dispetto della necessità di un aiuto permanente per il compimento di un essenziale atto quotidiano della vita, come la somministrazione d'insulina".
Per i giudici il ricorso della donna "é fondato" e il Tribunale deve rivedere la sua decisione. Secondo la Cassazione, "l'incapacità richiesta per il riconoscimento dell'indennità di accompagnamento non è commisurata al numero degli elementari atti giornalieri, ma alla loro incidenza sulla salute del malato e sulla sua dignità come persona". "Anche l'incapacità di compiere un solo genere di atti - prosegue la Suprema Corte - può attestare, per la rilevanza di questi ultimi e l'imprevedibilità del loro accadimento, la necessità di una effettiva assistenza giornaliera". Pertanto, il Tribunale di Sondrio ha sbagliato "nella parte in cui disconosce il diritto all'indennità di accompagnamento, solo perchè la minore conduceva una 'vita normale compatibile con la sua età', nel periodo in cui necessitava dell'assistenza della madre per l'assunzione dell'insulina". Nel verdetto, i supremi giudici ricordano che nel novembre 2015 la bimba utilizzava un mini Pod che veniva gestito dalla madre per il caricamento dell'insulina e l'erogazione del farmaco.
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