GENOVA - "Il professor Marmont, insieme a tutta la sua equipe, mi ha ridato la vita per questo lo considero un secondo papà". Così Pino Tosi, primo trapiantato in Italia di midollo osseo, racconta a Primocanale quei giorni di 47 anni fa durante l'ultima puntata di 'Terrazza incontra la sanità'.
"In quei giorni ero a lavorare fuori Genova - racconta Pino - avevo mal di denti e così sono andato da un dentista ma dopo 24 ore dall'estrazione di un dente mi è venuta la febbre e un forte mal di testa. Questo è successo il giovedì e la domenica era uno straccio tanto che ho deciso di prendere un aereo da Napoli e tornare a Genova. Quando sono arrivato a casa mia moglie si è accorta di quanto stavo male e ha chiamato subito il medico, venne a casa ma fece una diagnosi banale. Dopo una settimana stavo sempre peggio con febbre fino a 41 e così mi sono messo a chiamare gli ospedali erano tutti occupati tranne l'Evangelico dove mi ricoverarono e mi dissero che avevo una leucemia. I miei fratelli si informarono su chi fosse l'ematologo più bravo e portarono così il mio vetrino al professor Alberto Marmont e lui disse che non era una leucemia ma un'anemia plastica midollare. Mi ricoverò nel suo reparto dopo tre giorni iniziai delle terapie con il cortisone ma non rispondevo. Un giorno il professore venne da me e mi chiese se avevo dei fratelli e quando gli risposi 9 fece un sorriso e mi propose l'idea del trapianto". Una scelta obbligata per Pino Tosi che allora aveva 24 anni e stava per diventare padre.
"Sono stati momenti drammatici perché non si sapeva il risultato finale, io però ringrazierò sempre il prof. Marmont per aver deciso di provare una cosa mai tentata in Italia perchè per me non c'era nessuna via d'uscita e se sono qui dopo tutti questi anni con un risultato eccellente lo devo a lui e a tutta la sua equipe dai medici, agli infermieri, ai biologi a tutti quelli che hanno partecipato".
Il trapianto avvenne la notte tra il 26 e il 27 aprile 1976 al Policlinico San Martino di Genova, a distanza di quasi 50 anni ricordando quelle ore Pino ha ancora oggi la voce rotta dalla commozione. "La sacca del midollo di mio fratello mi è arrivata la notte del 26 e l'ho finita la mattina del 27, c'era però un problema di gruppo sanguigno perchè il midollo era del gruppo A mentre io ero 0 e così anche prima di riceverlo ho dovuto fare 18 ore di lavaggio del sangue per arrivare con gli antigeni compatibili allo 0, sembra una cosa normale oggi ma all'epoca non lo era".
ALBERTO MARMONT, LA STORIA DEL PRIMO TRAPIANTO DI MIDOLLO OSSEO
Quasi un mese in una stanza creata ad hoc: "Era una stanza nella stanza, c'erano dei tubi metallici e tutto intorno una plastica speciale con dei filtri, una lampada a flusso laminare, un letto e poi c'erano delle specie di guanti attraverso cui lavoravano medici e infermieri. Con me è rimasto il prof. Brema perchè è colui che mi ha fatto tutti i lavaggi del sangue".
Per raccontare la sua storia e sensibilizzare i più giovani Pino ha interrotto le sue vacanze per essere a Terrazza Colombo a raccontare il suo miracolo e rivolgersi direttamente ai più giovani: "Pochi hanno la fortuna di poter avere un midollo famigliare e allora dico a tutti i ragazzi iscrivetevi al registro dei donatori pensare di donare è qualcosa di speciale e dà una soddisfazione unica perchè con pochissimo si può salvare la vita a una persona che non ha avuto la mia fortuna di un fratello donatore, mi raccomando non abbiate paura di donare".
"Mio fratello Paolo ha 87 anni, è una persona fantastica e ha avuto il primo capello bianco a 70 anni questo perchè donare fa bene - scherza Pino - dimostra 15 anni di meno".
IL COMMENTO
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