"Vorrei essere della partita perché il lavoro sulla sanità è qualcosa lasciato a metà. È un progetto ambizioso che si è mosso tra tante difficoltà dal momento che tutto il Paese si scontra con problematiche legate al personale e ai finanziamenti. Però credo che sulla Regione Liguria siano state narrate bugie ampiamente enfatizzate dai nostri detrattori": inizia così un'intervista che l'assessore regionale alla sanità Angelo Gratarola ha rilasciato a Primocanale sottolineando la volontà, che diventerà ufficiale dopo un incontro con Bucci, di candidarsi alle prossime elezioni. "In realtà - continua - tutto ciò che i ministeri certificano ci pone al pari delle altre regioni italiane. Non nego ci siano difficoltà, ci mancherebbe altro, vedi l'abbattimento delle liste d'attesa che abbiamo cercato di affrontare nel migliore dei modi, complice il fatto che si fa fatica a reclutare il personale ma questo è un tema nazionale. Si è provato ad essere anche innovativi nel tentativo di liberarci dai bizantinismi e da tutte quelle pastoie che il sistema contrattuale, sia dei medici che degli infermieri, presenta ancora attraverso un'interlocuzione forte con il ministero nel tentativo di fornire il servizio migliore possibile".
Come si possono accorciare queste liste di attesa? "Le liste d'attesa erano già lunghe prima del Covid e dopo lo sono diventate ancora di più proprio perché durante quel periodo abbiamo un pò fermato le macchine curando una massa enorme di pazienti affetti da questa malattia. Ci sono due approcci: da un lato sicuramente aumentare l'offerta e lo abbiamo fatto soprattutto sulla diagnostica investendo più di 7 milioni, adesso ci sarà un ulteriore tranche su risonanze, tac, ecografie, visite e quant'altro. D'altro canto in qualche modo dobbiamo controllare la domanda, non dico proibire la visita ma renderla la più appropriata possibile con una richiesta che sia molto calibrata sulle esigenze del cittadino in modo tale che possa fare l'esame nei tempi che gli servono e che sono più corretti. Vi posso garantire che in un 30% dei casi questa appropriatezza non è perfettamente centrata. Quindi mettendo insieme i due elementi cerchiamo di dare ai cittadini tempi di risposta congrui per visite ed esami".
Che salto in avanti si può fare in caso di vittoria di Bucci? "Intanto se parliamo di sanità noi siamo a metà del guado, abbiamo bisogno di fare due cose sostanziali. La prima è concludere entro il giugno del 2026 la riforma del territorio con le tante risorse arrivate dal Pnnr: le case di comunità, gli ospedali di comunità, le centrali operative territoriali che sono quei luoghi in cui il cittadino in qualche modo viene preso in carico per gestire la cronicità. Potenziare il territorio è l'elemento che permetterà al contempo di dare risposte al paziente per la medio bassa complessità e liberare gli ospedali dagli affollamenti al pronto soccorso. Oggi il cittadino dove va? Va al pronto soccorso perché è l'unico posto in cui trova una risposta. Aspetterà ore, ma comunque una risposta gli sarà data. Noi vogliamo fare in modo di implementare la medicina territoriale di prossimità, portare vicino al cittadino la media bassa complessità. Tenendo presente che la Liguria è una delle regioni più anziane d'Europa e molti cittadini si muovono con grande difficoltà, al netto di fatti acuti per cui è necessario l'ospedale le malattie croniche devono essere prese in carico e trovare una risposta vicino a casa anche nelle aree interne attraverso sistemi mobili che stiamo sperimentando".
Cosa risponde a chi potrebbe dirvi: col Pnnr queste cose le avremmo fatte anche noi? "Io non sono un politico di professione ma una cosa che ho notato è che la nostra opposizione diventa estremamente competente tutte le volte che non è al governo. E' un dato di fatto che fa paura ma c'è un limite anche al gioco delle parti. Io non so se loro avrebbero fatto le stesse cose, intanto le abbiamo fatte noi. Mi pare il primo dato e vorrei continuare a farle proprio perché il progetto non è ancora finito ed è necessario un completamento di tutto l'assetto sanitario".
Che speranze possiamo dare alle persone? "Mi aggancio a quello che ho detto prima. Ci sono alcuni settori, per esempio la dermatologia o il mondo delle endoscopie digestive, colonscopia e gastroscopia, che sono particolarmente in difficoltà perché esistono pochissimi professionisti. Allora per poter dare risposte a questi settori particolarmente critici stiamo cercando di togliere anche, in interlocuzione col ministero, alcune norme che permetterebbero al professionista di poter lavorare al di fuori del proprio settore lavorativo diretto perché se un professionista potesse lavorare anche in altri settori probabilmente l'offerta aumenterebbe. E' quello che possiamo fare con le risorse che abbiamo".
Cosa può dirci sull'ospedale Felettino? "Sta completando proprio in queste ore gli ultimi passaggi prima di avere l'ok del Rina al progetto definitivo e partire con i lavori nel corpo costruzione. L'ospedale nasce da una vicenda complessa che si perde negli anni, quando addirittura c'era il centrosinistra ancora a governare la Regione. È una grande necessità dello spezzino perché l'ospedale Sant'Andrea è vecchio, ha fatto la sua storia, regge ancora ma c'è bisogno di un cambio di passo. Credo che nel giro di quattro/cinque anni quel territorio avrà il suo nuovo ospedale".
C'è chi contesta il rapporto pubblico-privato. "Quando si dice che la giunta ha svenduto la sanità al privato bisognerebbe prima guardare i dati. Noi abbiamo un privato accreditato bassissimo, siamo forse la regione più bassa insieme alla Toscana. Quindi dire che non voglio utilizzare il privato accreditato quando ho delle difficoltà diventa una posizione ideologica. Sono un medico che ha lavorato 35 anni in un ospedale pubblico e credo che la risposta pubblica sia la più importante che dobbiamo dare e dunque preservare il nostro servizio sanitario nato nel '78, potenziarlo e tenerlo caro perché è una delle più grandi risorse che il nostro Paese possiede. Bisogna però essere anche realisti, se ho difficoltà e non posso dare prestazioni nei tempi adeguati una risposta ci deve essere comunque: se non riesco attraverso la struttura pubblica devo farmi aiutare dal privato accreditato".
La vedremo in campagna elettorale? "Direi proprio di sì. Non sono un habitué ma certamente mi farò vedere e parlerò".
IL COMMENTO
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