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di Maurizio Michieli

Alla vigilia lo avevamo definito, per la Sampdoria, il “derby della sopravvivenza”, in campo e fuori. E ora, grazie a questa vittoria di cuore e batticuore contro il Genoa, ai blucerchiati manca poco per arrivare all’agognata meta della salvezza, premessa indispensabile per sperare di trovare, una volta per tutte, una soluzione al dissesto societario perpetrato negli anni dalla “premiata” ditta Ferrero & company e innescato da chi ha loro incautamente affidato un patrimonio di valori, sportivi ed umani, come la Samp, riflesso in quella meravigliosa coreografia della Gradinata Sud, “passione e orgoglio di questa città”.

Non è un caso che le firme sulla stracittadina più sofferta siano state messe da Marco Giampaolo, Emile Audero e Abdelhamid Sabiri. L’allenatore, riportato probabilmente sul terreno di un maggiore pragmatismo anche dal presidente Lanna, non ha sbagliato una mossa, schierando tutti i calciatori al posto giusto e nel momento giusto e ora può godersi – intimamente, nella sua maniera riservata – il primato di cinque derby vinti su sette senza averne mai perso alcuno.

Un record che resterà sempre e comunque nella storia della Sampdoria. Il portiere, per “colpa” di quella maledetta valutazione da 20 milioni, è riuscito con due soli e difficilissimi gesti – il volo plastico sul calcio di rigore in zona Cesarini e il successivo bacio sulla testa di Criscito – a cacciare indietro anni di insulsi pregiudizi sul suo conto, compreso quello di non essere capace a neutralizzare un penalty. Lo ha fatto nella notte più importante, senza dimenticarsi di essere, oltre ad un bravo atleta, un uomo capace di provare empatia per l’avversario a cui ha indirettamente fatto cascare il mondo addosso.

Quasi certamente l’anno prossimo esprimerà queste doti con la maglia della Lazio, ma intanto conta che l’abbia fatto oggi con quella blucerchiata.Infine, il fantasista tedesco-marocchino ha scelto il palcoscenico migliore per sbocciare, forse definitivamente: una partita di qualità e sostanza, la sua. Dal primo all’ultimo minuto in cui è rimasto sul terreno di gioco. Non solo ricami, ma ornamenti. E’ un talento ed il migliore acquisto di gennaio. Pazienza se in estate probabilmente servirà a fare cassa, mal che vada potremo dire che ha salvato la Sampdoria due volte.

Già, perché questo successo nel derby – pieno, bello, bellissimo, scaturito da una sceneggiatura che nemmeno la pur virtuosissima penna del mio collega ed amico Stefano Rissetto sarebbe stata in grado di partorire – non cancella tutte le sofferenze a cui la Sampdoria dovrà ancora sottoporsi. Per conquistare il punto o i due punti che mancano per restare matematicamente in A e poi per sottrarsi allo spettro del fallimento e della retrocessione tra i dilettanti.

Ma la lezione che è emersa da questa corrida contro i “cugini” del Genoa, che rischiano di vedersi inflitto il contrappasso del gol di Boselli – il bello ed il brutto del calcio che si fondono – è inesorabilmente una sola: tutto è possibile, con la forza della volontà. Anche che per una volta abbia la meglio il toro sul torero. Alla Sampdoria in questi anni sono state inflitte banderillas terrificanti dai suoi nemici, dentro e fuori la società, ma non è morta. E può risorgere.

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