A Tursi hanno pensato bene di mettere le mani avanti: Scarpino, nonostante le promesse, non riaprirà fino alla primavera del 2016. L'impianto di gestione dell'umido è ancora un'utopia. La differenziata è in preoccupante calo. E allora "è urgente aggiornare gli accordi con Piemonte, Emilia e Toscana o stringerne di nuovi, altrimenti già da questo autunno saremo in emergenza rifiuti". Lo dice Italo Porcile, assessore all'ambiente del Comune di Genova.
Saltano così le previsioni ottimistiche che parlavano di riapertura della discarica entro il 2015. Per i prossimi mesi, dunque, i rifiuti di Genova continueranno ed essere spediti fuori regione. Il tutto non senza conseguenze per le casse comunali. "Quanto costerà? Dipende dagli accordi, dai quantativi e dalla distanza - dice Porcile - ma possiamo stimare circa due o tre milioni al mese, per un totale di 30 milioni da qui alla prossima primavera".
A tranquillizzare i contribuenti dal timore di una nuova stangata sui rifiuti ci pensa Enrico Pignone, delegato della Città Metropolitana di Genova: "Non ci sarà alcun aumento dei costi per i cittadini grazie alla politica di efficientamento prevista da Amiu".
GIAMPEDRONE: "BASTA FROTTOLE" - Sulla questione è piombato il monito di Giacomo Giampedrone, assessore regionale all'ambiente: "Se diciamo che stiamo risolvendo l'emergenza in casa mentre non è così, le altre ragioni non vorranno più prendersi i nostri rifiuti. Non è più il momento di raccontare frottole. Rischiamo di trovarci seriamente in emergenza". Slittata la riapertura di Scarpino? "Ahimé, lo sapevamo da tempo - sospira l'assessore - Scarpino, del resto, sarà un polmone utile, ma non certo la risoluzione di tutti i mali. Servono altre risposte".
GLI IMPIANTI - Da quando si è insediata la giunta Doria, ormai tre anni e mezzo fa, l'impianto di gestione dell'umido - quello che doveva decongestionare Scarpino - è fermo alla fase degli auspici. "Non dico che non ci siano stati ritardi - si difende Porcile - ma qualche passo avanti è stato fatto. Sono stati individuati tre siti, uno nel basso Piemonte e due a Cornigliano. Ci vorranno ancora due anni, forse due e mezzo". Nel frattempo la magistratura ha chiuso i battenti di Scarpino e non si vedono luci in fondo al tunnel. Anche se un documento approvato oggi dal Consiglio Metropolitano, a detta di Pignone, "consentirà al Comune di avviare pratiche con l'Amiu per individuare i siti adatti, definire gli impianti, mettere in sicurezza i due siti di Scarpino e aprire il terzo". Sì, perché la partita di Scarpino non è ancora chiusa. "Serviranno decine di milioni - ammette Porcile - se consideriamo anche i costi extra e l'impiantistica".
DIFFERENZIATA A PICCO - La patata bollente non nasce solo dalla vicenda Scarpino. Il vero fardello è quello della differenziata. A Genova, in controtendenza rispetto ad altre realtà italiane, stenta a decollare. E anzi, secondo i dati più recenti, nell'ultimo anno ha subito un leggero calo. "Si sa: la raccolta porta a porta, che è quella che più contribuisce alla differenziata dei comuni virtuosi, è complicata per la conformazione stessa della città", dice Porcile. Che annuncia due nuove isole ecologiche nel giro di pochi anni, interventi su grande distribuzione e ospedali, e tanta comunicazione ai cittadini per modificare la cultura complessiva. E lo fa con ottimismo: "Si farà di più, si farà meglio. Ho la sensazione positiva che la cittadinanza stia acquisendo più consapevolezza".
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Scarpino chiusa fino al 2016 Giampedrone: "Basta frottole o sarà emergenza vera"
Porcile: "Urgenti nuovi accordi con le altre regioni per lo smaltimento"
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