C'è grande attesa in vista del prossimo 4 ottobre, data in la Corte Costituzionale si esprimerà sull'Italicum. La legge elettorale, approvata dal Parlamento un anno fa, è stata rinviata alla Consulta sia dal tribunale di Messina che da quello di Torino. Il primo ricorso è più corposo, riguardando ben sei punti chiave della riforma elettorale, ma potrebbe essere dichiarato inammissibile in quanto presentato a febbraio, cioè prima dell'entrata in vigore della legge. C'è poi il rinvio del tribunale di Torino del 5 luglio scorso. In particolare, i giudici piemontesi pongono all'attenzione della Corte le modalità di attribuzione del premio di maggioranza e la libertà di scelta del capolista eletto in più collegi.
Difficile dire come andrà a finire, anche se non è da escludere che entrambi i ricorsi vengano rigettati. Un'ipotesi che per il premier Matteo Renzi significherebbe avere qualche castagna in meno sul fuoco. È indubbio infatti che l'udienza del 4 ottobre abbia una particolare rilevanza politica. L'Italicum rappresenta uno dei pilastri dell'operato dell'attuale Esecutivo e una bocciatura della legge elettorale verrebbe letta inevitabilmente come un fallimento del governo. Senza dimenticare che proprio gli aspetti rilevati dal tribunale di Torino - ballottaggio, premio di maggioranza e pluricandidature - sono quelli che avevano richiesto i maggiori sforzi di mediazione politica al presidente del Consiglio. Sforzi che un'eventuale bocciatura getterebbe al vento.
Dal punto di vista tecnico, in caso di bocciatura la legge andrebbe corretta,in modo da eliminare le eventuali criticità segnalate dalla Corte. Come detto, Matteo Renzi si augura che questo scenario non si presenti, anche se - volendo vedere il bicchiere mezzo pieno - potrebbe essere un'occasione per ridimensionare il possibile vantaggio che il Movimento 5 Stelle avrebbe dall'applicazione dell'Italicum. In caso di ballottaggio, i pentastellati avrebbero infatti chanche molto alte di vittoria. Renzi ne è consapevole. Fare un passo indietro sulla propria legge sarebbe tuttavia un autogol politico, ma se fosse la Consulta a chiederlo allora tutto cambierebbe.
La possibilità di mettere mano all'Italicum permetterebbe anche al segretario-premier Renzi di ricucire con la minoranza Pd. Si potrebbe infatti aprire quel confronto che alcuni all'interno del partito chiedono da tempo (vedi Bersani). E allora non resta che attendere il 4 ottobre e la decisione della Corte Costituzionale. Una sentenza che si preannuncia decisiva sul fronte degli sviluppi politici del Paese, poco prima del tanto atteso referendum sulla riforma costituzionale.
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Italicum, la palla alla Consulta: ecco i possibili scenari politici
Legge elettorale, il 4 ottobre il parere della Corte Costituzionale
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