Scene di sgozzamenti, prigionieri uccisi, bambini soldati, le foto dei membri del commando responsabile degli attentati di un anno fa a Parigi ma, soprattutto, il giuramento di fedeltà all'Isis, quello che gli attentatori hanno recitato prima di ogni assalto come in Germania e a Nizza.
È quanto trovato nel cellulare di Sakher Tarek, algerino di 34 anni, arrestato nelle settimane scorse con altre tre persone dai carabinieri del Ros di Genova. Il particolare è stato rivelato dagli inquirenti.
Un particolare inquietante emerso nel corso dell'operazione Taqiyya, che aveva portato, lo scorso ottobre, all'arresto di quattro persone con l'accusa di associazione finalizzata al terrorismo. L'indagine, disposta dal procuratore generale Francesco Cozzi, è stata condotta dai carabinieri supportati dal reparto antiterrorismo del Ros, capitanati da Giovanni Fabi.
"A chi è stato guidato da Dio - si legge nel testo - per giurare fedeltà ad Amir al Momenin (capo dei fedeli), il giuramento di fedeltà non è un semplice insieme di parole da dire ma delle parole seguite da fatti. Nel giuramento di fedeltà diciamo ti giuriamo fedeltà nei momenti di difficoltà e di prosperità, e nell'agio e nelle avversità, però noi non siamo stati sinceri nel nostro giuramento, se fossimo stati sinceri, saremmo diventati dei lupi solitari visto che le porte dell'emigrazione (hijra) ce le hanno chiuse i tawaghit (i tiranni) in faccia".
È il giuramento fatto a un presunto reclutatore, anche lui arrestato, per dimostrare la sua volontà di andare a combattere in Siria. Tarek era stato bloccato nel Cie di Torino dove era ospite in attesa di ottenere l'asilo politico: era nel mirino degli investigatori da tempo, in quanto fratello di un altro presunto terrorista espulso lo scorso 10 ottobre. Oltre a Tarek, erano finiti in manette il 27 ottobre perché ritenuti jihadisti Hossameldin e Antar Abdelhakim, 43 e 36 anni, due fratelli egiziani.
Il maggiore, ex macellaio in cassa integrazione è ritenuto il presunto reclutatore e fu bloccato a Cassano d'Adda (Milano), il secondo faceva il piazzaiolo a Finale Ligure (Savona) e Hosny Mahmoud El Hawary Lekaa, un egiziano di 31 anni, che viveva a Borghetto Santo Spirito, fermato a Genova il 4 novembre mentre tornava da un viaggio dal paese natale.
Secondo l'accusa il gruppo ruotava intorno ai due fratelli egiziani. L'organizzazione diffondeva materiale jihadista e instradava combattenti dal nord Africa in territorio siriano e in Libia per conto dello Stato Islamico (Daesh).
Dalle indagini è anche emerso che i due fratelli egiziani erano in contatto con un terzo fratello scappato in Arabia Saudita perché ricercato dal governo egiziano in quanto legato ad attentatori. In alcune intercettazioni i fratelli parlano di farlo venire in Italia per fuggire, ma la fuga nel nostro paese non è mai avvenuta. Dalle indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Genova Federico Manotti, è emerso che intendessero commettere attentati o altre azioni violente in Italia.
cronaca
Terroristi arrestati dai Ros di Genova: nel cellulare c'è il giuramento all'Isis
Foto di bambini soldato, reclutavano combattenti
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