"Credo che sia buon senso da parte di chi ha responsabilità di conduzione di una comunità accettare l'invito a fare il congresso prima delle elezioni. Facciamo tutto con le regole dell'anno scorso, ma torniamo alla politica, giochiamo in modo aperto e trasparente. Chi si mette in gioco e non vince il giorno dopo dia una mano a chi ha vinto. Non lasci chi vince le primarie da solo. Come a Roma, dove Giacchetti è stato lasciato da solo. Io non sono fatto per le paludi degli equlibri interni. Se volete quello prendetene un altro.
Lo ha detto Matteo Renzi in apertura della direzione del Pd, per indicare la road map che porterà al voto. Due le alternative in partenza riunire subito il congresso, in vista del quale è pronto a dimettersi, o le primarie per avere, con "un grande coinvolgimento una leadership legittimata da un passaggio popolare".
La minoranza non si fida e avverte che le regole del congresso vanno concordate insieme e sui tempi non possono esserci blitz. Enrico Rossi chiede un segretario di garanzia per la fase congressuale. Contro un ritorno anzitempo alle urne si pronuncia, fra gli altri, Romano Prodi.
La direzione del Pd si concluderà con un voto. Lo conferma il presidente del Pd Matteo Orfini, dicendo che darà precedenza agli interventi dei membri della direzione che voteranno rispetto ai parlamentari e segretari locali invitati. Gli iscritti a parlare sono già 40.
"Il congresso non si fa per decidere la data del voto Prima o poi si faranno comunque le elezioni. Ma non lo decido io: non sono né in Parlamento né al Governo. La rivincita? Il referendum era una partita secca. La riforma era una partita a se stante. Le elezioni non sono una rivincita. Quel referendum è andato", ha detto ancora Renzi.
"Io non voglio scissioni, e se le voglio le voglio sulla base di idee diverse, e se scissione deve essere, spero di no, deve essere senza alibi. Qualcuno dice che il congresso del Pd deve costruire un'alternativa al renzismo. Troppo onore. Io dico che deve costruire un'alternativa al trumpismo, al lepenismo, al massimal-grillismo. I nostri nemici non sono in questa stanza", ha detto l'ex premier accolto da applausi.
"Dal giorno dopo il referendum la politica italiana ha messo le lancette indietro. La domanda principale è diventata: quanto dura la legislatura? Ne siamo tutti responsabili. Vediamo Sel scindersi, Salvini e Berlusconi litigare, il M5s dilaniato. Lo avevamo detto, che una delle reazioni al referendum sarebbe stata questa", ha deto Renzi in apertura della direzione. "Se digiti su google 'resa dei conti Pd' emerge un dato sconvolgente... anche basta, diamoci una regolata tutti insieme. Evitiamo la personalizzazione del dopo referendum", ha detto Renzi.
"È evidente che il 41% non è solo per noi. Spero che gli amici del no sappiano che il 59% non è tutto per loro. Il punto è che loro non avevano una strategia condivisa", ha detto Renzi sul referendum.
"Il referendum sui voucher? Se si evita è meglio dal punto di vista politico, ma deciderà il Parlamento. Nel Jobs Act però non si parla di voucher".
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Renzi parla alla direzione del Pd: "Sì al congresso, ma chi perde resti"
"Non si fa per decidere la data. Renzismo? Il nemico è il trumpismo"
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