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Incuranti della perdurante emergenza, i vertici del pallone fidano ancora di far giocare le ultime 12 giornate
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 Mentre ogni giorno il bollettino dei contagi e delle vittime è ancora ben lungi da allinearsi a una visione ottimistica, le autorità del calcio puntano a comprimere la parte della Serie A ancora da disputare tra fine maggio e i primi di agosto.


In via informale - dopo una serie di contatti riservati ad alto livello tra governo, Coni, Figc e Lega di Serie A - sarebbe stato definito un cronoprogramma di massima, che peraltro non terrebbe conto delle istanze dei tifosi, in quanto si giocherebbe tassativamente a porte chiuse, con le squadre del Lombardo-Veneto flagellato dall'emergenza che sarebbero costrette a trovarsi un campo neutro.
In questo scenario, difficile da definire se ottimistico o non piuttosto velleitario, si partirebbe con le visite mediche dei giocatori a fine aprile, allenamenti dal 4 maggio, ripresa il 30 maggio o al massimo il 6 giugno, turni infrasettimanali con tre partite a settimana, chiusura il 2 agosto. E il prossimo campionato? Ripartirebbe a settembre.

Una decisione ufficiale andrà presa ovviamente a maggioranza e gli schieramenti al momento sono mutevoli. Per quanto riguarda le due genovesi, l'atteggiamento di Ferrero e Preziosi è da considerarsi per l'indisponibillità: possibilista quella del patron genoano che però condiziona la ripresa a una serie di circostanze per ora tutte da verificarsi, tassativo il Viperetta che ha già detto "Per me il campionato è chiuso". Sullo sfondo, la terribile leva del movente economico che potrebbe determinare uno scenario grottesco, con un campionato compresso in poche settimane, in stadi vuoti, con giocatori fuori condizione e a rischio di contagio (un solo nuovo caso di positività fermerebbe di nuovo tutto) e insomma in una prospettiva agonisticamente del tutto falsata. Ma ormai di etica sportiva, in questo calcio che vorrebbe ripartire quando ancora la conta dei morti è purtroppo in pieno corso, ce n'è rimasta davvero poca.