GENOVA-È riuscita a fuggire dalle bombe che si stavano abbattendo sul suo paese, ma indietro ha lasciato la cosa a lei più cara, la musica. Iryna Kalynovska, organista solista di Kyev, è arrivata a Genova a inizio marzo, quando la sua città ha iniziato a non essere più un posto sicuro. Proprio nel capoluogo ligure, a a due mesi dallo scoppio della guerra, è riuscita a tornare a suonare.
E così, da famosa musicista internazionale è diventata una profuga. Come molti degli ucraini arrivati nel capoluogo dallo scoppio della guerra che ora vivono insieme a parenti o amici, Iryna ora è ospitata da sua figlia, musicista del Carlo Felice in città da qualche anno.
Iryna, come tanti altri, ha dovuto affrontare un lungo viaggio con il fratello malato e adattarsi ad una vita che non è la sua, una vita senza musica, almeno fino al 29 aprile, quando per la prima volta si è presentata sul sagrato della chiesa genovese di Padre Vitaliy, il cappellano della comunità ucraina a Genova. Lì si è rivolta al punto di ascolto istituito a metà febbraio, dove dal primo giorno di guerra sono passati più di 2 mila ucraini.
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Proprio lì, ha chiesto se fosse possibile vedere l'organo della chiesa: elettrico, non come quelli che è abituata a suonare in Ucraina o in giro per il mondo. Ma questo non l'ha fermata, dopo essersi seduta è tornata a suonare dopo due mesi di stop. Esibirsi in Italia non è una novità per Iryna, che nella sua lunga carriera ha suonato più volte in Italia, da Alghero a Roma: "Ho le mani arrugginite e non ricordo bene come funzionino alcune parti ma sono felicissima. È lo strumento della mia vita. È il mio lavoro, e ora posso tornare a farlo come quando giravo l'Europa, suonando a Notre Dame a Parigi e davanti a Papa Giovanni Paolo II a Roma".
"A Genova mi trovo bene, mia figlia lavora, i suoi figli studiano, sono tornata a suonare e soprattutto, non cadono le bombe".
E proprio in omaggio alla sua lunga carriera, nella Chiesa di Santo Stefano sono iniziati i preparativi per un concerto di Iryna: "Se tutto va bene sarà l'otto maggio. Non vedo l'ora".
IL COMMENTO
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