GENOVA -I poster di Luca bambino con la maglia più bella del mondo e i riccioli neri, e poi quelli di Luca adulto senza capelli. Manifesti che fanno scorrere lacrime e che sembrano abbracciare e fasciare la gradinata Sud del Ferraris che tanti vorrebbero dedicare a lui, Luca Vialli, che non anche chi non l'ha mai conosciuto lo considerava uno di famiglia.
Via Casata Centuriona, sotto la Sud sferzata da pioggia e pure freddo, come a segnare la fine della bella stagione della Samp, a 24 ore dalla notizia della morte di Vialli è meta di un pellegrinaggio dei tifosi. Qui il tempo sembra essersi fermato agli anni '90, non solo perché gli storici negozi, la macelleria e il bar, gestiti dalle stesse famiglie di allora. Il tempo è sospeso anche nelle foto affisse alla inferriate della Sud, trasformate in un altarino con i ceri accesi, lettere, bandiere, sciarpe, poesie, pensieri per il supereroe troppo intelligente anche per sfidare il male.
Stesso dolore si respira a Sampierdarena, il quartiere dove è nata la Samp, venuta alla luce di un bar di piazza Vittorio Veneto ora multietnico, come la delegazione, ma dove trovare le radici e l'amore per Luca non è difficile. In piazza del Monastero, punto di incontro degli ultrà con il Daspo, i più focosi a cui lo stadio è vietato, Vialli è un'icona, un supereroe mai altezzoso, simbolo di un'epoca irripetibile, come raccontano il barista, Andrea Sacchi e il presidente della Municipio Centro Ovest Michele Colnaghi, ragazzone che le geste di big Luca le ha vissute da bambino, seguendo le passioni di suo papà, come tanti altri doriani che ora piangono di un mito che ha segnato l'infanzia, "sognavo di diventare un campione come lui e pur non avendolo mai conosciuto lo sentivo uno di famiglia" racconta Tommaso, che ora fa il giornalista. E' questo forse il segreto per cui una morte, pur annunciata, suscita tanto amore oltre ogni immaginazione. Vialli non era solo un distante campione nel calcio ma era ed appariva come uno di noi, uno di famiglia.
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IL COMMENTO
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