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Secondo l’ultimo sondaggio di Tecnè per Primocanale, con rilevazione compiuta il 14 settembre, il centrosinistra è al 50%, il centrodestra al 47% e gli “altri” stanno al 3. In pratica, c’è il conforto scientifico di una sensazione a pelle: la sfida elettorale si giocherà davvero all’ultimo voto e l’attuale differenza fra le principali coalizioni potrebbe ancora assottigliarsi.

C’è però un ulteriore elemento del quale tenere conto: l’esercito degli astenuti. Quelle percentuali non ci dicono con certezza rispetto a quanti votanti gli schieramenti ottengano il loro suffragio. Secondo le primissime rilevazioni, l’esercito di chi disertava le urne si aggirava intorno al 38-40%. Ma ho la sensazione che più andiamo avanti nella campagna elettorale più si trovano buoni motivi per non votare.

Il mio amico e maestro Franco Manzitti dice, su questo stesso sito, che gli gira un po’ la testa guardando i saltibanchi e i cambi di casacca. Cita pure Italia Viva di Matteo Renzi, che in Comune a Genova ha appoggiato il sindaco Marco Bucci e ora sta contro il Bucci medesimo, perché nel frattempo Renzi ha deciso di iscriversi al campo largo. Basterebbe un minimo di normalità per rendere irricevibile una posizione così mutevole, però in questo Paese un po’ sgangherato una simile contraddizione è quasi una consuetudine.

Bucci, dal canto suo, dovrebbe farci sapere che cosa pensa di Claudio Scajola, il sindaco di Imperia, che nella vicina Sanremo ha spalleggiato, insieme con il nipote, l’assessore regionale uscente Marco Scajola, il sindaco Alessandro Mager, sostenuto al ballottaggio pure dal Pd di Andrea Orlando e che, adesso, appoggia invece proprio lui, l’alfiere del centrodestra. Sembra uno scioglilingua: vale tutto e il suo contrario. Siccome l’argomento non è propriamente fra i più digeribili, intanto che aspettiamo di conoscere il Bucci-pensiero, il suo avversario, appunto Orlando, intervistato sull’argomento ha pensato bene di svicolare.

Non è la prima volta che gli succede. Il portacolori del centrosinistra è stato tre volte ministro: dell’Ambiente, del Lavoro e della Giustizia. Qualcuno può ricordarmi ciò che di importante ha fatto per Genova dai banchi del governo? Lo domando con tutta la stima per Orlando e ben conoscendo la sua volontà/necessità di essere il ministro di tutti gli italiani. Però…

Gli va dato atto, questo sì, della pazienza avuta con la coalizione: una volta messosi a disposizione è incredibile che si siano dovute attendere delle settimane, e ci sia voluto persino un suo ultimatum, per avere il via libera da Roma. Oh, parliamo di un ex ministro per tre volte, non di uno che passava casualmente da quelle parti.

A proposito, siccome il centrodestra non è stato diverso dagli avversari, avendoci impiegato oltre ogni dire per puntare poi su Bucci, io mi sono fatto un’idea: “là dove si puote”, della Liguria non frega niente. Ognuno ha giocato la partita delle candidature guardando ben al di là del recinto ligure. Nessuno lo ammetterà mai e anzi mi aspetto pure qualche smentita. Però i fatti sono lì a dirlo. Di più: a dimostrarlo.

La Liguria non conta, né politicamente né per i suoi problemi. Di alcuni parliamo da decenni e se sono ancora lì, a fare da argomenti portanti della campagna elettorale, abbiamo davvero un problema. E dunque non ci sarà da stupirsi se alle regionali liguri crescerà il partito degli astenuti. Un “tale” di nome Alcide De Gasperi ebbe a dire: “Il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni”. Appunto.