Il giorno dopo il voto amministrativo a Genova le segreterie nazionali dei partiti e dei movimenti proietteranno per quanto compatibile il voto locale con quello che potrebbe essere il voto nazionale, quando nel 2023 si andrà finalmente a votare per rinnovare questo vecchio, vecchissimo Parlamento. Ma sarà un esercizio molto precario e il risultato delle prossime politiche potrà ancora di più riservare clamorose sorprese.
Questo perché in quasi tutte le grandi città’ italiane chiamate al voto si presentano liste personali, cioè nel nome del candidato. E spesso queste liste, per la popolarità del personaggio, raccolgono più consensi di quelle dei partiti e movimenti rappresentati a Montecitorio.
E’ il caso di Genova dove stando ai sondaggi di Primocanale il primo partito tornerebbe a essere il Pd, seguito con qualche distacco da Lista Bucci e/o Fratelli d’Italia, più o meno a pari merito. Cioè i primi due contendenti sono un partito tradizionale, uno dei pochissimi il Pd e una lista personale, quella che si rifà al candidato Marco Bucci. Pd di centrosinistra con Dello Strologo candidato e Lista Bucci di centrodestra con Bucci candidato.
La domanda dunque sarà questa: dove finiranno alle politiche del 2023 i voti, tanti stando ai sondaggi, raccolti dalla Lista Bucci? Daranno ossigeno a quale partito/ movimento di centrodestra? Oppure insieme all’altra lista personale forte del nostro territorio, quella che si rifà al presidente Toti, metteranno in piedi quel “partito di centro” di cui si sente parlare da parecchio tempo, ma che stenta a formarsi? Spesso le liti nel cosiddetto Centro sono più aspre di quelle delle due grandi coalizioni.
Ci sono candidati-sindaco come Marco Bucci che rifiutano ogni etichetta partitica ostinatamente. Dunque chi beneficeranno? Riusciranno le liste personali a mantenere la loro autonomia o indipendenza oppure per contare dovranno adeguarsi e omologarsi in qualche modo al panorama partitico nazionale? Quindi diventando serbatoi dei partiti? E’ un discorso che riguarderà il comportamento degli elettori che oggi, e qualcuno lo dichiara apertamente, hanno fede in un partito e magari alle amministrative votano un altro gruppo solo per il nome del possibile sindaco. E sarà dunque molto interessante analizzare il risultato del voto disgiunto che sancisce questa libertà basandosi sul principio che le faccende e gli interessi locali spesso divergono dalla fede politica. L’abilità dei candidati-sindaco dovrebbe proprio essere quella di presentare un disegno di città nella quale l’abitante-elettore possa riconoscersi.
Il discorso ha un risvolto non di teoria politica che lascia il tempo che trova, ma concreto perché ci saranno da mandare deputati e senatori liguri a Roma. Quindi i nomi che potrebbero uscire da queste liste personali diventerebbero qualificanti e probabilmente trascinatori importanti di consensi.
Insomma diventa curiosa la sfida genovese tra un partito con radici antiche, forte e col suo candidato forte e una lista con un nome e cognome con radici esclusivamente territoriali, sotto casa che non ha dietro , nella sua storia, una altrettanto forte fede politica.
Questo alla faccia di quelli che in ogni appuntamento elettorale si ostinano a affermare che “i nomi non contano, ma contano solo i programmi”.
Balle. I nomi contano sempre e sempre di più. Queste amministrative in Liguria dalla grande città al piccolo paese lo dimostreranno ancora una volta.
IL COMMENTO
Situazione drammatica, presidente Meloni serve incontro urgente
La Liguria vuole tornare a correre, al via i cento giorni di Bucci