Cronaca

Barbara Bianco, che nel crollo ha perso il compagno Andrea, oggi ha presenziato l'udienza del controesame, "bravo il pm Cotugno" ha aggiunto osservando il magistrato che ha interrogato un consulente degli imputati Spea
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GENOVA - "Se mi trovassi davanti Castellucci? Adesso, dopo quasi sei anni sono un po' più serena, ma gli direi che bastava parlare e non essere omertosi per salvare 43 vittime e poi gli chiederei come fa a dormire la notte visto che nel crollo del Morandi sono morte 43 persone…".

L'ha detto a Primocanale parlando dell'ex addetto delegato di Autostrade per l'Italia Barbara Bianco (in alto), la vedova di Andrea Cerulli (in basso), il portuale morto nel crollo del viadotto del Polcevera, oggi tornata a seguire il processo.



"Era un po' che non venivo in aula, e ogni volta è sempre molto toccante e difficile - continua Barbara - perché provo sensazioni forti e ancora anche tanta incredulità, rabbia, dentro di me... l'impressione oggi è che c'è un pm molto agguerrito (ndr il riferimento è a Walter Cotugno, a destra  in basso insieme all'altro pm Airoldi, il magistrato che oggi ha torchiato l'ingegnere consulente di Spea Stefano Pampanin), nel senso che incalza e mette in difficoltà il consulente che infatti non riesce a dare risposte adeguate alle domande sulle ispezioni sul ponte non eseguite correttamente".

Barbara poi commenta il contenuto dell'udienza: "Il consulente ha detto che le ispezioni sul ponte venivano fatte con il binocolo, io trovo assurdo che nel 2018 venissero fatte in quel modo con tutti i mezzi a disposizione".

La donna, che non riesce a presenziare molto alle udienze perché fa l'insegnante, ammette che ha la speranza che i responsabili della tragedia vengano condannati: "Ma il processo, come mi dicono gli avvocati, è ancora lungo, visto che ci vorrà almeno un anno per finire il primo grado. Noi non molliamo, noi parenti non molliamo e andiamo avanti".

Il viso di Barbara si illumina alla domanda di ricordare il "suo" Andrea Cerulli: "Andrea era un ragazzo di 47 anni che voleva vivere la sua vita, un padre, un compagno, un figlio, un nipote, era tante cose, a distanza di quasi sei anni lui non c'è più ma ci siamo noi che portiamo avanti il suo ricordo, io soprattutto sono qua per dare dignità a lui e a tutte le vittime del ponte Morandi".

La donna ha poi abbracciato l'avvocato Raffaele Caruso, legale del Comitato familiari vittime del Morandi, ed Emmanuel Diaz (foto grande in alto), fratello minore di Henry, altra vittima del Morandi, che ha sospeso la sua vita di studente per seguire tutte le udienze del processo. 

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