
Nel 2021 al pm e ai poliziotti ha raccontato che la mamma di Marco Soracco aveva confidato che l'assassino non poteva essere il figlio perché a uccidere Nada Cella era una donna "poco seria" invaghita di lui e che le era stato anche suggerito di tacere per il bene del figlio, oggi però in aula frate Lorenzo Zamperin, 82 anni, apparso molto invecchiato e con problemi di udito, ha fatto una inquietante scena muta, non ricordando nulla di quanto disse allora, tanto che il giudice Massimo Cusatti a un certo punto dopo avere parlato di un "muro di non ricordo" è sbottato dicendo, "padre è successo qualcosa in questi tre anni, ha avuto problemi di salute?".
Acquisite le dichiarazioni del frate del 2021
Alla fine il giudice, come richiesto dal pm, ha acquisito le affermazioni del religioso riferite in aula e non smentite. Un punto a favore dell'accusa che ha indicato Zamperin come la persona che aveva ricevuto confidenze importanti da Marisa Bacchioni a sostegno della loro tesi ossia che l'assassina di Nada è l'imputata Anna Lucia Cecere che ha commesso il delitto perché interessata a prendere il suo posto di lavoro e accasarsi con il commercialista.
E' stato questo il cuore dell'udienza del processo sul cold case davanti alla corte di assise per l'omicidio di Nada Cella, la segretaria di Chiavari uccisa il 6 maggio del 1996 nello studio di via Marsala a Chiavari e per cui a processo c'è la presunta assassina Cecere e il datore di lavoro della vittima Marco Soracco che avrebbe favorito l'indagata. La mamma dell'uomo, Marisa Bacchioni, invece è stata stralciata perché anziana e in condizioni psicofisiche precarie.
Il frate, "temevamo di essere intercettati"
Padre Zamperin, del convento dei cappuccini di via Tappani, ha detto di non avere mai conosciuto Soracco e che vedevo qualche volta la madre che frequentava la chiesa "ma non sempre”. Ricorda che all’epoca vennero quando sapere che dopo l’omicidio il telefono del convento era stato messo sotto intercettazione dagli investigatori, "ci siamo detti di non parlare di certi argomenti per non essere mal interpretati". Poi ancora tantissimi non ricordo.
Il frate alla domanda della pm se la mamma di Soracco riferì il suo cruccio perchè il figlio non era ancora sposato, ha risposto che "di cose intime non si parlava mai". Di fronte a questa chiusura, siccome il frate aveva detto che lui si occupava di giovani, il giudice Cusatti ha chiesto: "Ma scusi, all'epoca Soracco era giovane, possibile che Bacchioni non avesse detto delle sue angosce per il figlio?" Anche qui la risposta è stata un "non ricordo".
Lo sdegno della sorella di Nada per "i non ricordo"
La lunga scena muta del frate a soli quattro anni scarsi da dichiarazioni invece molto articolate e precise ha raggelato Daniela Cella, la sorella maggiore di Nada presente in aula: "Questi silenzi non sono ammissibili, io non credo in Dio, ma quel frate sì..." ha aggiunto sibillina.
La telefonata all'ora del delitto: "Rispose donna giovane"
La seconda teste ascoltata è stata Giuseppina Vaio, l'impiegate dell'acquedotto del comune di Chiavari che per l'accusa all'ora del delitto chiamò più volte nello studio del commercialista di cui era cliente, "ero in ansia per la dichiarazione dei redditi": "Per due volte mi ha riposto una donna che con modi molti sgarbati ha buttato giù come se l'avessi disturbata. Non era la voce di Nada, e neppure di un'anziana, ma era una giovane".
Per l'accusa a rispondere era stata Anna Lucia Cecere che aveva appena aggredito Nada e rispose per impedire che il telefono continuando a squillare potesse attirare l'attenzione di qualcuno. Alla terza telefonata a rispondere era stato Soracco, nel frattempo sceso in studio, che aveva detto: "Sentiamoci in un altro momento, hanno aggredito la mia segretaria”.
In aula è stato sentito anche il collega dell'impiegata, Antonio Pacini, che ha confermato quanto riferito dalla donna.
Due amiche di Nada: "Voleva licenziarsi"
Poi sono state ascoltate due cugine di Milano, vecchie amiche di Nada che frequentavano Alpepiana, località della val d'Aveto dove la famiglia Cella ha da sempre una casa e dove il padre della segretaria, Bruno, nel '99, fu stroncato da un malore transitando in auto proprio davanti al cimitero dove riposa la figlia.
In aula Sabrina Mariani e Deborah Pagliughi hanno confermato che Nada avvertiva le pressioni su di lei del commercialista e che la mamma e la zia del datore di lavoro cercavano di convincere Nada affinché si fidanzasse con lui. "Nada voleva cambiare lavoro, era una persona solare, bella, sapeva quello che voleva" hanno detto le due amiche.
Antonia dopo ai giornalisti ha detto: "Avevo sentito Nada una settimana prima dell'omicidio, dovevamo andare in ferie a Santorini. Se ho fiducia nelle indagini dopo gli errori commessi negli anni '90? "Sì perchè sono fatte da persone, possono sbagliare anche loro".
"Nada non ha mai parlato di Cecere"
Anche gli avvocati di Cecere, Roffo e Martini, hanno posto alle due amiche domande utili per sostenere che Nada Cella non non aveva mai parlato della sua assistita, come a smentire che l'imputata avesse aggredito la segretaria o la odiasse, per il pm il movente del delitto: "Cecere? Nada non ha mai parlato di questa donna".
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