GENOVA - Ad aprire la stagione del Teatro dell'Arca, l'unico palcoscenico in Europa a trovarsi all'interno di un carcere e ad essere aperto al pubblico, portando la cultura dentro la casa circondariale attraverso spettacoli e laboratori teatrali, sarà Moni Ovadia. "Ebrei e Zingari", uno spettacolo che vuole essere un appassionato contributo alla battaglia contro ogni razzismo, un mix di di canti, musiche, storie rom, sinti ed ebraiche che mettono in risonanza la comune vocazione delle genti in esilio. Si tratta quindi di un recital molto adatto all'ambiente della casa circondariale di Marassi, dove è evidente il grande 'melting pot' delle origini dei detenuti che si trovano insieme a scontare la pena. Ma è un testo, quello che andrà in scena sabato 19 ottobre alle ore 20:30, che ben rispecchia il fil rouge dell'accoglienza su cui si struttura tutto il cartellone presentato dall'associazione Teatro Necessario, che dal 2006 ad oggi ha realizzato 19 spettacoli, costruito assieme ai detenuti il teatro e creato una vera e propria rassegna di teatro definito 'civile'. Sette gli spettacoli e tre eventi collaterali in programma da qui a dicembre.
Questo sarà il primo anno senza la guida del grande regista Sandro Baldacci, che poco meno di un anno fa lasciava la sua affezionata compagnia di "Scatenati": a lui è dedicata questa stagione e il 16 novembre verrà ricordato da tutti coloro che negli anni hanno collaborato con lui.
E in primavera la compagnia di detenuti debutterà con un nuovo spettacolo, "A me", scritto dalla giovanissima Giorgia Sellaro, 23 anni d’età, allieva di Baldacci: protagonista è Luciano, che non riusciva ad andare alle lezioni di don Milani. Grazie all'aiuto del don e dei compagni, l'undicenne figlio di contadini ottenne una passerella per poter andare a scuola. Un testo che saprà lasciare negli attori che parteciperanno al progetto e nel pubblico quel senso di non arrendersi mai e realizzare con l'aiuto degli altri i propri sogni.
IL COMMENTO
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