Porto e trasporti

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di Matteo Angeli

Ennesima vergogna, ennesimo sopruso per i cittadini della Liguria. Mentre continua a girare su tutti i mass media, tranne che da noi, lo spot beffa di Autostrade per l'Italia che ci racconta che la "Libertà è movimento"" (LEGGI QUI), ecco la notizia di un nuovo aumento delle tariffe dell'1,8% che riguardano le tratte gestite da Autostrade per l’Italia (Aspi).
Ricordiamo che Aspi in Liguria ha la concessione dell’A7 (fino a Serravalle), l’A26, la A10 tra Genova e Savona e la A12tra Genova e Sestri Levante. Nella nostra regione, per ora, possono sorridere soprattutto gli utenti dell’estremo ponente ed estremo levante, dove le concessioni sono per lo più in capo del gruppo Gavio che non ha goduto di alcun ritocco dei pedaggi.

Dopo la tragedia del Morandi i primi veri aumenti erano scattati nel 2023 (+3,34% per Aspi) e proseguiti nel 2024 (+2,30% per la maggioranza degli operatori, +1,51% per Aspi). Ora questa nuova beffa che non può passare nel silenzio generale di noi liguri alle prese da anni con code infinite, lavori mal organizzati, mancanza di corsie di emergenza e continui scambi dí careggiate che provocano spesso incidenti anche mortali.
Per anni e anni i costi dei pedaggi, non ci stancheremo mai di ripeterlo, non sono stati utilizzati per la manutenzione ma sono rimasti nei conti delle società autostradali che continuano a fare incredibili profitti ed è anche per questo che sapere oggi di nuovo aumenti fa male. Con il sistema autostradale da Terzo mondo che abbiamo non possiamo non alzare la voce per denunciare questo sopruso. Lo avevamo già fatto esattamente un anno fa lo rifacciamo ora con la stessa forza. 

Il controspot di Primocanale

Da qualche giorno su molti mass media nazionali e liguri sta girando lo spot e pagine pubblicitarie di Autostrade per l'Italia dal titolo "Libertà è movimento". Considerando la drammatica situazione che da anni registriamo sulle autostrade della nostra regione questa pubblicità suona come una presa in giro. Così l'editore di Primocanale, nonché senatore commissione trasporti XVII legislatura Maurizio Rossi, nei giorni scorsi ha aperto un dibattito con l'intento di far capire a tutta Italia che i liguri non sono in movimento e quindi non sono liberi, anzi prigionieri

Su tutti i nostri canali social e ovviamente in televisione, abbiamo trasmesso uno spot parodia da noi prodotto che racconta la verità di come viviamo in Liguria con code chilometriche, incidenti in aree di cantiere e una situazione non più sostenibile. In Liguria non siamo liberi e nessun provi a raccontarci il contrario.

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