Commenti

3 minuti e 55 secondi di lettura
di Alessandro Bonsignore*

Non si può che partire da un concetto essenziale: se è vero come è vero che la salute è il bene più prezioso per ciascuno di noi, oltre che interesse della collettività, si deve tornare a investire pesantemente in sanità quale priorità assoluta per la nostra Nazione.
Ce lo ha ricordato la recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 195/2024) con cui si è ribadito che, per garantire il rispetto dell’art. 32 della Costituzione, oggetto di primaria attenzione debbano essere i cittadini che non hanno le possibilità di ricorrere al cosiddetto “out of pocket”. Esattamente ciò che da alcuni mesi andiamo sostenendo come Ordine dei medici e degli odontoiatri di Genova, sottolineando come – al fine di soddisfare i bisogni di salute della popolazione in termini di equità di accesso alle cure e di qualità delle prestazioni erogate – per sanità pubblica debba intendersi tutto ciò che è gratuito per i cittadini, a prescindere da chi sia materialmente l’erogatore.

Parlando di investimenti, essi devono - innanzitutto - essere concentrati sui professionisti che in questi anni, oltre a percepire stipendi assolutamente inadeguati al ruolo sociale e alle responsabilità connesse all’esercizio del proprio ruolo, dovrebbero essere incentivati a rimanere nel settore pubblico e a scegliere le specializzazioni maggiormente carenti.

In questo senso, andando a leggere la manovra di bilancio appena approvata, l’incremento di 14 euro netti di stipendio mensile per i medici pare davvero irrisorio, mentre significativo è l’incremento delle indennità per i lavoratori del Pronto Soccorso, così come per i medici in formazione specialistica (la parte fissa per tutte le scuole, quella variabile sono per le discipline meno ambite) che vedranno, peraltro, prorogata la possibilità di essere inseriti nel sistema sanitario nazionale sino a tutto il 2027.
Molti altri sono - poi - gli interventi posti in essere, con un finanziamento complessivo di 136,5 miliardi nel 2025, con un incremento di 2,5 miliardi rispetto al 2024, che diventerà di 5 miliardi per il 2026 e - poi - a crescere sino a 9 miliardi nel 2030.

Uno degli argomenti di punta è il contrasto al fenomeno delle liste d'attesa, con un incremento dello 0,5% per l’anno 2025 (61,5 milioni) e dell'1% (123 milioni) a decorrere dall’anno 2026, per l'acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati. Una premialità è stata, altresì, prevista per le Regioni particolarmente virtuose.
50 milioni di euro sono stati vincolati per i nuovi LEA e altrettanti per il nuovo Piano pandemico (incrementato dapprima al triplo e, poi, sino a 6 volte nei due anni successivi).
Parallelamente, un finanziamento è destinato all’aggiornamento delle tariffe per la remunerazione delle prestazioni per acuti e post acuzie.

Un’altra novità riguarda la partecipazione delle associazioni di pazienti ai processi decisionali pubblici in materia di salute. Ancora, il rifinanziamento del Fondo per i test NGS per la diagnosi delle malattie rare, l’incremento delle risorse per le cure palliative così come per il registro dei tumori e le misure per l'acquisto di dispositivi medici per la perfusione, conservazione, trasporto e gestione di organi e tessuti per trapianto.​ Infine, fondi ad hoc sono stati stanziati per la prevenzione e il monitoraggio del tumore del polmone e per il contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

Analizzate le questioni su scala nazionale, vi sono - poi - le sfide regionali liguri, a cominciare dalla scelta cruciale del nuovo direttore del dipartimento salute e servizi sociali della Regione Liguria. In base alle caratteristiche della figura che verrà individuata, si potrà capire anche il destino di A.Li.Sa, in termini di un ridimensionamento oppure di mero rinnovamento.
Sta di fatto che il nuovo assessore, il Prof. Massimo Nicolò, ha da subito palesato - tra le altre – due caratteristiche molto importanti e incoraggianti: motivazione e decisione. Per questo guardiamo con fiducia al 2025, certi (e consapevoli della responsabilità) del contributo che gli ordini professionali potranno e dovranno dare, quali interlocutori principali della Politica, alla riforma della sanità, anche e soprattutto fornendo idee e soluzioni. Una riforma non più rinviabile e che deve vedere coinvolti in prima persona, nei processi decisionali, proprio i medici e gli operatori tutti quali veri protagonisti della sanità a tutela dei cittadini-pazienti. Questi ultimi, allo stesso tempo, devono fare la loro parte, aiutandoci a ridurre al minimo la mobilità passiva che da anni danneggia gravemente la Liguria, creando un’alleanza (e non alimentando scontri) con gli operatori sanitari e impegnandosi ad annullare le prenotazioni di visite ed esami alle quali decidono – per vari motivi – di non sottoporvisi.

Prof. Alessandro Bonsignore* - Presidente ordine medici e odontoiatri Genova

Coordinatore centro regionale trapianti

Membro del consiglio superiore di sanità ligure

Uno dei cinque esperti dell'osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità del ministro della salute Orazio Schillaci

Iscriviti al canale di Primocanale su WhatsApp e al canale di Primocanale su Facebook e resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria

ARTICOLI CORRELATI

Giovedì 12 Dicembre 2024

Sanità, Bucci a Primocanale: "Deficit a zero". Opposizioni: "Impossibile"

Le parole del presidente di Regione Liguria durante il format Terrazza Incontra