GENOVA - Tutto pronto per il ritorno de "I due Foscari" a Genova: questo titolo verdiano manca dall'Ottocento e al Teatro Carlo Felice andrà in scena con un allestimento acquistato dal Teatro della Scala. La prima è fissata per venerdì 31 marzo alle ore 20, l'opera resterà in scena sabato 1 e domenica 2 aprile alle 15 e il weekend successivo giovedì 6 e venerdì 7 alle 20, sabato 8 alle 15. Sul podio il maestro Renato Palumbo, grande conoscitore del repertorio verdiano.
La trama è tratta da un testo di Byron, un soggetto «delicato ed assai patetico», a cui lavorò con il librettista Francesco Maria Piave, e ha come vero protagonista il conflitto tra amor paterno e amor di patria, ma anche il fascino del potere, temi cari a Giuseppe Verdi. Da una parte c'è Francesco Foscari, il doge di Venezia, dall'altra il figlio Jacopo Foscari. A dividerli la legge: Jacopo è accusato ingiustamente di un doppio omicidio, ma non può dimostrare la sua innocenza. E il padre non può fare nulla per impedire la sua sorte. Ad accusarlo è Jacopo Loredano, consigliere del Consiglio dei Dieci e acerrimo nemico dei Foscari, che chiede il suo esilio per aver ucciso due suoi familiari. Fabio Sartori è il tenore che dà voce ad uno dei due Foscari.
"A Jacopo mi lega intanto il veneto, dato che abitando a Treviso sono molto vicino alla Venezia del 1450. Non è un personaggio che alla fine va incontro ad un lieto fine, purtroppo lui sa già che il suo è un destino di morte, viene mandato in esilio, perde la moglie, perde i figli"
Un senso di impotenza travolge i protagonisti, anche la moglie Lucrezia Contarini, interpretata da Angela Meade, resta in crescente disperazione. E c'è grande attenzione per l'espressività e i sentimenti dei personaggi, che ben si sposano con le note dell'immortale genio di Busseto.
"Il mio è un personaggio con tanti sentimenti interiori di sofferenza e di rabbia, rabbia anche nei confronti del padre, che pur essendo Doge, non può fare niente per salvarlo"
E secondo Sartori ci sono arie che restano impresse nell'animo del pubblico: "C'è questa aria del terzo atto sull'infelicità dove Jacopo, devastato da tutta questa situazione, perde le forze e canta con grande semplicità".
"Anche i duetti sono profondi e richiedono grande interpretazione a me e ai miei colleghi"
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IL COMMENTO
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